In occasione del 30° compleanno di Admo, abbiamo ricevuto questa bella testimonianza di Vittorio:
In tanti anni di attività nel volontariato ho maturato la convinzione che le sue radici nascano dall’esperienza personale, diretta o indiretta, un evento improvviso, a volte con esito positivo a volte tragico e doloroso che ci cambia la scala dei valori e ci spinge a fare qualcosa di concreto per gli altri, ognuno con le proprie forze e possibilità.
Questi ideali hanno riunito trenta anni fa un piccolo gruppo di persone con l’intento di costruire un nuovo progetto a sostegno di tutti coloro che avevano vissuto la loro stessa esperienza e a ricordo di chi da tale esperienza era uscito sconfitto. Nacque così ADMO una parola che racchiude nella sua sigla messaggi di speranza e ottimismo, energie positive e volontà di pensiero, fiducia e tenacia. Anche io, una volta guarito dalla mia malattia, mi aggregai a loro e ad altri che credevano nella stessa idea che all’inizio ci sembrava molto più grande di noi e di difficile, a volte impossibile, realizzazione. Trovai in ADMO persone che mi fornirono le parole giuste e gli strumenti per rendere operativo il mio desiderio.
Cominciarono ad arrivare i primi risultati, frutto dello scambio di idee, del confronto e dell’unione delle risorse, le accese ma costruttive discussioni, il piacere di stare insieme e condividere qualcosa di concreto e importante, le sconfitte che ci caricavano e i contrasti politici e burocratici che rallentavano il cammino dell’associazione. Il sostegno che cominciava ad arrivare ci indicava che la direzione intrapresa era giusta e nuovi stimoli aumentarono la forza per andare avanti. Ricordo con ancora con tangibile emozione l’inaugurazione a Genova del registro italiano dei donatori e i primi nominativi che cominciavano a riempire le sue pagine. La compatibilità che da 1 a 350.000 è oggi arrivata a 1 ogni 100.000 grazie a tutti coloro che si sono iscritti perchè nella solidarietà hanno creduto. Le piccole sedi locali che piano piano crescevano e consolidavano la nostra struttura societaria, l’attenzione, le domande e gli sguardi di approvazione delle persone a cui facevamo informazione, la fatica e la soddisfazione alla fine delle nostre manifestazioni in piazza, i preziosi consigli e il fondamentale lavoro dei medici e di tutti i sanitari che si univano con entusiasmo e convinzione a noi.
In questi trenta anni ADMO è cresciuta e molte altre persone l’hanno affiancata sostenendo i suoi valori e i suoi progetti ed oggi la nostra associazione è una realtà forte e consolidata su tutto il territorio nazionale.
Ciò che ha realizzato in questo lungo periodo di lavoro è un risultato che gratifica i nostri sforzi quasi quanto il sorriso di un malato guarito, il contributo fornito a tutti i reparti ospedalieri che sosteniamo ha creato negli anni una rete di riferimento per tutta l’ematologia italiana e non solo. Non mi piace fare nomi perché ognuno ha contribuito con ciò che poteva e nel lavoro di squadra ogni piccolo tassello ha la sua estrema importanza. Ringraziare tutti, ma proprio tutti, non è solo un atto doveroso ma è anche un gesto di stima e di affetto per tutto quello che hanno portato in ADMO fornendo giorno dopo giorno le basi e la struttura per realizzare un sogno. Nuovi orizzonti e nuovi traguardi ci aspettano, nella consapevolezza che l’esperienza maturata in questi trent’anni ci farà da guida e ci indicherà ancora una volta il cammino.
Mi piace pensare che il nostro obbiettivo più importante sia quello di sciogliere la nostra associazione, perché se questo accadrà vorrà dire che le malattie oncoematologiche saranno definitivamente debellate. Io non so quando ciò potrà avverarsi, ma so che se altre persone continueranno a seguirci e a sostenerci come è stato in questi trenta anni non ci vorrà ancora molto tempo.
Vittorio Fusco